Il sole è una delle cause più comuni della famosa febbre da smartphone, ma è bene sapere che questa condizione può provocare danni a lungo termine.
Che bella l’estate: giornate lunghe, sole e per alcuni spiaggia, piscina o lago. Peccato che quest’anno a guastare la festa sia un caldo record, che nei primi giorni di luglio ha portato il bollino rosso in moltissime città italiane. A dimostrazione che questo caldo pare essere più torrido del solito c’è il fatto che i dispositivi elettronici sembrano sopportare meno l’esposizione diretta al sole.

Per capirlo non servono statistiche: basta lasciare lo smartphone qualche minuto al sole per ricevere l’avviso che il dispositivo è surriscaldato. Un po’ come quando il sistema è sovraccarico, va in blocco e ha bisogno di raffreddarsi.
Una condizione, questa, che si risolve in pochi minuti se si interviene in modo corretto, ma è bene prestare un’attenzione maggiore perché, dal momento in cui la ‘febbre da smartphone’ passa, il dispositivo potrebbe aver già subito uno o più danni. Per questo motivo è importante sapere a cosa si va incontro e come proteggere il telefono da questa condizione.
Smartphone, cosa rischiamo davvero con il caldo: danni, modelli vulnerabili e qualche consiglio
Il caldo non risparmia nessuno, nemmeno la tecnologia. Smartphone, tablet e pc finiscono a soffrire come noi, anzi peggio. La batteria è la prima a fare i capricci, perdendo autonomia o gonfiandosi fino a diventare pericolosa: se il telefono si spegne all’improvviso e la percentuale sembra cadere giù come una saracinesca, quasi sempre è il calore a fare danni.

E non è tutto: perfino i tasti fisici, tipo quello del volume, possono smettere di obbedire, mentre il processore e lo schermo rischiano di riportare cicatrici permanenti dopo una scottata.
Per i freelance appassionati di lavoro in spiaggia, occhio anche al pc: temperature bollenti possono rallentare i programmi, mandare in tilt il sistema e rovinare il display a cristalli liquidi. I modelli con scocca in plastica o con dissipazione termica arrangiata sono i più esposti, proprio come chi si ostina a stare al sole senza crema. E non è una leggenda: con dieci gradi in più, la batteria invecchia il doppio – significa che una settimana a 50 gradi equivale a due mesi di usura.
Che dire, meglio prevenire che piangere il danno. Non lasciate i dispositivi a cuocere in auto o sotto l’ombrellone, spegneteli se si scaldano troppo e, se serve, cercate un po’ di ventilazione. Evitate colpi di testa tipo infilare lo smartphone in frigo: lo sbalzo termico può fare più danni di un gelato sciolto. Un po’ di attenzione, e il vostro fidato compagno digitale non vi mollerà proprio quando ne avete più bisogno, ma nemmeno i giorni successivi – quantomeno non per colpa del sole.