Dal 1° agosto scattano nuovi dazi UE sui prodotti USA: whisky, carne, abbigliamento e tecnologia costeranno di più anche in Italia. Ecco cosa cambia.
Brutte notizie per gli amanti del bourbon, delle sneakers americane e dei gadget hi-tech d’oltreoceano: dal 1° agosto 2025 molti prodotti importati dagli Stati Uniti subiranno rincari significativi. L’Unione Europea ha infatti deciso di applicare nuovi dazi come contromossa alle precedenti politiche protezionistiche adottate dagli USA.

Un vero e proprio braccio di ferro commerciale che si tradurrà, per i consumatori italiani, in scontrini più salati e una nuova riflessione su cosa valga davvero la pena acquistare. Il provvedimento, già annunciato nei mesi scorsi ma operativo da agosto, coinvolgerà una vasta gamma di beni che spaziano dal settore alimentare a quello dell’abbigliamento fino alla tecnologia. Per molti sarà l’occasione per cercare alternative europee, per altri invece l’inizio di una serie di sacrifici pur di non rinunciare ai propri marchi preferiti.
Dal 1° agosto stangata sui prodotti americani: ecco cosa costerà di più nei negozi italiani
A partire dal 1° agosto 2025, gli scaffali dei supermercati italiani e le vetrine dei negozi specializzati subiranno un cambiamento significativo. La causa? L’entrata in vigore di nuovi dazi imposti dall’Unione Europea su una serie di prodotti importati dagli Stati Uniti, una mossa che segna un nuovo capitolo nella guerra commerciale tra le due potenze economiche.
La decisione dell’UE arriva come risposta alle politiche protezionistiche adottate dall’amministrazione Trump, che aveva precedentemente imposto un dazio fisso del 15% su numerosi prodotti europei. In risposta, l’Europa ha deciso di colpire a sua volta, mirando a una lista ben precisa di merci americane. Tra queste troviamo distillati come bourbon e whiskey, carne bovina d’importazione, alcuni articoli hi-tech e pezzi forti dell’abbigliamento streetwear.
Per gli appassionati italiani di cultura e prodotti statunitensi si prospetta quindi un autunno all’insegna dei rincari. Il whiskey americano, per esempio, subirà un aumento del 15%, rendendolo meno competitivo sul mercato rispetto alle alternative europee o provenienti da altre parti del mondo. Questo non solo influenzerà i consumatori diretti ma avrà ripercussioni anche sui locali che basano parte della loro offerta su questi distillati.

Anche il settore alimentare è destinato a sentire il peso dei nuovi dazi: il burro di arachidi americano diventerà meno conveniente per le famiglie italiane che lo hanno introdotto nelle loro abitudini alimentari. Allo stesso modo la carne bovina angus dovrà fare i conti con aumenti che potrebbero tradursi in prezzi più alti al dettaglio o nei menù dei ristoranti specializzati.
Nel campo dell’abbigliamento e degli accessori moda, gli amanti delle sneakers e delle t-shirt firmate da brand statunitensi dovranno prepararsi a spendere di più per indossare i loro capi preferiti. Le collezioni esclusive o le edizioni limitate saranno particolarmente colpite dai rincari dovuti ai nuovi dazi.
Non va meglio nel settore tecnologico: componentistica hi-tech come chip o pezzi di ricambio per dispositivi elettronici vedranno aumentare i propri costi all’importazione. Questo potrebbe avere effetti sull’assistenza tecnica offerta ai consumatori italiani oltre a influenzare la reperibilità sul mercato locale di determinati prodotti.
L’Italia si trova in una posizione particolarmente delicata rispetto ad altri Paesi membri dell’UE per via della crescente popolarità dei prodotti americani tra i consumatori italiani e la presenza diffusa nel Nord Italia di negozi specializzati nell’importazione diretta dagli USA. Cereali matutini tipicamente americani, snack dolci e salati oltre ai già citati distillati fanno ormai parte delle abitudini quotidiane italiane tanto quanto l’apprezzamento verso specifiche marche d’abbigliamento o gadget tecnologici provenienti dagli Stati Uniti.
La situazione impone quindi scelte difficili sia ai consumatori sia agli imprenditori: accettare l’aumento dei prezzi o cercare alternative meno costose ma forse meno desiderate? Per molti sarà inevitabile orientarsi verso prodotti alternativi europeani o importazioni da Paesi non coinvolti nella disputa commerciale USA-UE.
Queste misure rappresentano non solo una sfida economica ma anche culturale per l’Italia che vede così modificarsi il proprio panorama commerciale sotto la pressione delle dinamiche geopolitiche globali. La guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa entra così nelle case degli italiani attraverso scelte quotidiane legate al cibo, alla moda e alla tecnologia.